
Il concetto di merenda è tipico dell’alimentazione dei paesi mediterranei e principalmente italiana. A casa nostra, infatti, la merenda è sempre stata a tutti gli effetti un pasto, seppur di più di modeste dimensioni rispetto ai due principali. A pensarla come noi sono gli spagnoli che nel tardo pomeriggio quando sorge l’appetito o si ha voglia di uno spuntino, consumano una ” merenda” composta da torte, biscotti e dolciumi accompagnati da caffè nero o con “leche”, i francesi che invece a metà mattina e al pomeriggio consumano un “gouter”, ovvero la ” merenda dei bambini” a base di pane e cioccolata, o croissant o brioche, mentre gli adulti non rinunciano al ” casse-croute”, vero e proprio spuntino dei lavoratori a base di sandwich, consumato intorno alle diede del mattino.
In Germania il pasto serale l'”Abendbrot”, ovvero “pane della sera” è molto anticipato rispetto al nostro, intorno alle 18.30, ed è a base di formaggi, affettati e pane accompagnati da birra. Possiamo dire quindi che, come la merenda è un abitudine dei Paesi latini, quella dello ” snacking”, nata proprio dalla destrutturazione dei pasti principali, è invece tipica della cultura anglosassone dove si è soliti mangiare spesso, a tutte le ore, e prevalentemente fuori casa.
Ma quali sono le caratteristiche nutritive delle merendine industriali italiane?
Innanzitutto il peso: che varia tra i 30 e i 40 grammi. Poi l’apporto calorico, compreso tra le 120 calorie medie di una merendina a base di pan di Spagna e le 175 di una a base di pastafrolla. Con una merendina si copre dal 6 al 7% della quantità raccomandata di energia giornaliera dei bambini/ragazzi. Le merendine industriali italiane sono nate sulla scia dei nostri tradizionali prodotti dolciari casalinghi.
Sono, cioè, almeno la maggior parte di loro, prodotti da forno che presentano nei loro ingredienti, una prevalenza di carboidrati. E’ significativo che le merendine industriali abbiano fatto breccia nell’alimentazione e negli stili di vita degli italiani a partire dagli anni ’60, ovvero negli anni del “baby boom”, oltre che del boom economico. Quando cioè, la nuova società del benessere inizio a riconoscere un maggior ruolo ai giovanissimi, anche in fatto di consumi.
Oggi il 35% degli italiani consuma le merendine a colazione, il 20% durante il break di metà mattina, un altro 35% come merenda pomeridiana e il restante 10% in altri momenti. La causa dell’aumento del sovrappeso e dell’obesità infantile va ricercata, più che in un discriminato uso delle merendine, nella diffusa abitudine di sovralimentare i propri figli rispondendo alla logica perversa del ” mangiare tanto per stare bene”, secondo la quale più un bambino era florido e robusto, più poteva dirsi, con orgoglio, sano.
Individuate presto come simbolo di un non corretto regime alimentare, comunque, le merendine sono con il tempo divenute oggetto di un pregiudizio che rappresenta un vero e proprio luogo comune, che associa questi prodotti alle patatine, al fast food e alle bevande dolci gassate, snack preferiti dai bambini e degli adolescenti americani. Una confusione che non aiuta e fa torto a un alimento nutrizionalmente valido.
Qual’è il potere saziante delle merendine?
Con questo termine la scienza della nutrizione intende sia la capacità di un alimento di limitare il suo stesso consumo, sia quella di inibire il consumo successivo di altri alimenti. Questo potere dipende da un insieme di proprietà, sensoriali, nutrizionali, fisiche, psicologiche e cognitive, ciascuna delle quali contribuisce in misura non ancora del tutto nota alla regolazione dell’appetito e del comportamento alimentare degli individui. Le merendine mostrano capacità saziante superiori a quelli di diversi altri alimenti proteici, anche se notevolmente inferiori a quella di alimenti a basso tenore calorico e ad elevato volume specifico come frutta e verdura. Infatti, pur appartenendo ad una categoria di prodotti gradevoli e appetitosi, le merendine sembrano in grado di limitare il “proprio” consumo e controllare il livello energetico del pasto successivo.
Le merendine favoriscono l’insorgenza del diabete?
Quando i valori di glicemia e insulinemia restano elevati per lungo tempo nel sangue dopo i pasti, possono contribuire a elevare il rischio di malattie croniche come quelle cardiovascolari, il diabete e l’obesità. I risultati di uno studio clinico dimostrano come, dopo l’ingestione di 5 diversi tipi di merendine industriali, le risposte metaboliche dell’organismo siano risultate perfettamente normali ed equiparabili a quelle prodotte da 2 merendine tradizionali come focaccia e pane, burro e marmellata. Non è certo mangiano una merendina dolce industriale a metà mattino o nel pomeriggio, quindi, ci si rischia di alterare l’equilibrio metabolico dell’organismo. La responsabilità di questi danni sta senz’altro in una dieta complessivamente troppo ricca di calorie, soprattutto quando si accompagna a uno stile di vita sedentario o comunque fisicamente poco attivo, come accade frequentemente oggi ai nostri bambini e ragazzi.
In conclusione, perciò, fare merenda è una buona abitudine ed è ben diverso dal mangiucchiare continuamente durante il giorno.